Non c'è speranza senza paura,né paura senza speranza.

Carol Wojtyla

domenica 6 maggio 2012

Oltre lo specchio 29-30 aprile e 1 maggio 2012 (articolo di Lucia Cavani)


OLTRE LO SPECCHIO


Nei tre giorni trascorsi in seminario, con l'aiuto di Fra Francesco e Fra Guido, abbiamo intrapreso un cammino di approfondimento sulla conoscenza di noi stessi.
Nella nostra vita incontriamo tre tipi di specchio attraverso cui ci conosciamo: lo specchio fisico, gli altri e noi stessi...
Lo specchio fisico, che possiamo trovare in tutte le nostre case, riflette la nostra immagine e ci mostra il nostro aspetto esteriore.. 
Il nostro secondo specchio sono gli altri, ciò che questi vedono, pensano e dicono di noi, producendo un seconda nostra immagine come appare all'esterno.
Per completare la nostra conoscenza è necessario un terzo specchio: 
noi stessi, che dobbiamo elaborare nella nostra mente ciò che ci viene comunicato dall'esterno, e renderlo nostro.. 
Con l'integrazione di questi tre livelli giungiamo a creare un'immagine di noi che può farci sentire 'giusti' o meno, 'ok' o 'non ok': questo complica l'interazione con gli altri.
Se ci crediamo 'ok' i rapporti sono più semplici perché siamo convinti delle nostre qualità e ci sentiamo allo stesso livello degli altri, mentre se ci consideriamo 'non ok' troviamo difficoltà nel relazionarci perché ci vediamo inadeguati e inferiori rispetto agli altri, tanto da non sentirci all'altezza delle situazioni che si presentano.
Ognuno di noi può essere paragonato ad uno scooby-doo (intreccio di corde) a tre fili intrecciati: corpo, cuore e testa.
Noi dobbiamo saperli reggere in mano tutti contemporaneamente, perché se ne perdiamo anche solo uno la nostra vita non è più in equilibrio.
Non possiamo pensare solo alla nostra apparenza fisica, oppure puntare solo sul nostro sentimentalismo o fare affidamento solo alla nostra razionalità. Dobbiamo saper intrecciare questi tre aspetti così che nessuno prevalga sugli altri.
L'uomo è simile a un pianeta che riflette della luce del sole, che corrisponde al suo punto di riferimento cui ruota intorno:
il bambino lo trova nella famiglia; crescendo però deve riuscire a schizzare fuori da questa orbita per trovare un nuovo punto di riferimento fondato su valori sui quali egli fonderà la sua vita.
Noi siamo i nostri desideri, puntiamo sempre a grandi progetti, sogniamo grandi cose da fare nella nostra vita, però troviamo a ostacolarci dei limiti che non ci permettono di realizzare tutto quello che vorremmo. Se volessimo rappresentare questo concetto graficamente dobbiamo rappresentare i nostri desideri cm una punta di freccia rivolta verso sinistra e i limiti come una punta rivolta verso destra, che si intersecano. L'uomo per poter essere realizzato deve saper vivere sempre all'interno della spazio delimitato da tale intersezione, poiché se vive al di là dei limiti, a destra, rischia di non vivere nel concreto, volendo vivere solo nell'eccesso, se invece viene a trovarsi nello spazio troppo a sinistra rispetto alla linea dei desideri, si trova a vivere al di sotto delle sue aspettative confinato dal suo pessimismo.
Abbiamo guardato il film 'Ben X': il protagonista è un adolescente con una lieve forma di  autismo chiamata Sindrome di Asperger. Egli è vittima di terribili atti di bullismo quotidiani, da parte dei suoi compagni di scuola. Per sfuggire alla cruda realtà, il ragazzo ha una grande passione per un gioco di ruolo online di ambientazione fantasy. In questo mondo virtuale il suo alter ego "Ben X" ha raggiunto un livello di bravura notevolissimo. Lì Ben diventa più sicuro di sé e più coraggioso. Da un anno ha anche instaurato una sorta di relazione platonica con un'altra utente del gioco, una ragazza che si fa chiamare Scarlite. Il ragazzo è ossessionato dal gioco, l'unica realtà in cui si sente forte, non riesce più a scindere la realtà dalla fantasia e vede la sua vita come un videogioco. Egli cerca di togliersi la vita non rendendosi conto quanto questa sia importante perché per lui la morte è solo "finire il gioco".
Una tematica molto importante del film è la chiusura in sè stessi: molto spesso Ben parla del suo corpo come un carcere. Egli ha un mondo dentro di sé che non sa esprime agli altri, emozioni di cui non riesce a rendere nessuno partecipe: molto spesso noi ci troviamo di fronte alla difficoltà di comunicare e siamo imprigionati in noi stessi come se il mondo esterno non dovesse conoscere l'universo che possediamo internamente.
La paura del diverso emerge dal comportamento che i compagni hanno verso Ben: lo deridono, arrivano ad atti di bullismo estremo, sono incapaci di capirlo e aiutarlo. Il film ci aiuta a capire che chi non è come noi va difeso ed aiutato ad uscire dalla condizione di inferiorità che gli è stata imposta.
Molte volte anche noi allontaniamo le emozioni, ma nell'incontro abbiamo cercato di conoscerle, dargli un nome e cominciare ad imparare a gestirle.
Dobbiamo sapere che ragazzi e ragazze vivono le emozioni in modo diverso. Nei primi le emozioni sono vissute separatamente ed in modo più superficiale, mentre nelle seconde vi è un accumulo di esse che conduce ad una esplosione finale, vivendo tutto più intensamente.
Nel ragazzo l'emozione più caratteristica è la rabbia, nella ragazza troviamo spesso la gioia e la tristezza.
Vi è anche una diversa espressione delle emozioni: nel maschio si manifestano attraverso l'uso del corpo, a volte attraverso l'aggressività fisica, nella donna si rivelano attraverso parole pungenti.
Per conoscere le emozioni dobbiamo dividerle in 5 gruppi:
Senza, via da, contro, con, verso.
Le emozioni 'senza' sono quelle che si provano in assenza di qualcosa o qualcuno e ti provocano un senso di vuoto: la tristezza, la malinconia, la nostalgia, il dolore.
Quelle 'via da' ci portano ad allontanarci dalla fonte che le provoca, perché ci dà malessere. Esse sono: fobia, paura, panico, angoscia, colpa.
Le emozioni 'contro' si provano verso qualcuno che ci ha ferito o ci ha tradito e ci mettono in contrasto con lui. Ricordiamo a tale proposito: disprezzo, rabbia, invidia, gelosia, ira.
Quelle 'con' si manifestano quando stiamo insieme ad altre persone che ci comunicano positività e sono: gioia, passione, stupore, tenerezza, gratitudine.
Infine le emozioni 'verso' sono quelle che conducono verso la persona a cui sono legate, come: allegria, attrazione, orgoglio e curiosità.
Abbiamo interpretato delle scenette in cui dovevamo mimare le emozioni, perché non solo conoscendo il loro nome, ma anche sentendole dentro noi stessi, possiamo immagazzinarle e usarle in modo corretto.
Abbiamo affrontato un argomento molto importante: la comunicazione.
E' possibile distinguerne 5 tipi: quella funzionante, in cui tutto è equilibrato (chi parla e chi ascolta si comprendono), quella non funzionante, in cui nessuno ascolta l'altro e la comunicazione non ha esiti positivi, quella ambivalente (o meglio non chiara), avviene poiché vi sono dei fraintendimenti tra i partecipanti alla conversazione, quella conflittuale, che porta a un contrasto tra i partecipanti (spesso parte da un oggetto su cui è concentrata la lite e finisce spostandosi su fatti estranea ad essa, riportando a galla eventi passati) ed infine quella disturbata da un agente esterno: in altre parole si ha bisogno di affrontare un problema e questo non è possibile perché la conversazione viene interrotta da persone o cose esterne ad essa.
Attraverso delle scenette abbiamo contestualizzato questi tipi di comunicazione in cinque ambiti: la famiglia, la parrocchia, gli amici, la coppia e la scuola. Mettendole in atto siamo riusciti a interiorizzare meglio il loro significato. 
La comunicazione funzionante è quella dove ognuno parla per sé, dove tutti si esprimono ascoltando anche gli altri senza interromperli, evitando doppi messaggi, allusioni o ironia, senza usare intermediari, mettendo in gioco sè stessi, parlando in modo chiaro e diretto senza rivangare il passato, spiegando le proprie ragioni e parlando in prima persona e non in seconda come spesso è più facile fare.
Nelle relazioni con gli altri, quando qualcosa va storto, non dobbiamo mai cercare di chi è la colpa: nessuno ha mai in possesso la ragione e nessuno vince. Le discussioni non sono indice di non volersi bene: non sempre dobbiamo pensarla allo stesso modo e sono un modo per arricchirci l'un l'altro. Non bisogna sempre sottolineare gli sbagli, gli aspetti negativi e sottintendere quelli positivi: dobbiamo cercare di ricordare questi ultimi, perché l'altro non è qualcosa di scontato.
Molto spesso si pensa a Gesù vedendo solo la sua natura divina, ma nel corso di questi tre giorni è stata messa in risalto, attraverso la visione di spezzoni di film, anche la sua essenza umana: provava le nostre emozioni, come l'affetto verso la madre Maria, la rabbia nel vedere il tempio usato come mercato, l'amore verso i suoi amici e infine anche la paura davanti alla sua imminente fine. Gesù non è una figura lontana da noi: egli ha vissuto la nostra vita quotidiana ed ha compreso fino in fondo la fragilità umana.
I Frati Minori ci hanno abilmente guidati nel vivere emozioni profonde. Siamo stati bendati e ci hanno fatto sentire come il cieco di Gerico: tutti noi infatti,come lui, cerchiamo e chiamiamo il Signore a volte ostacolati da chi ci sta intorno. Ma alla fine Egli ci chiama e noi veniamo portati da lui, infatti, per rivivere fisicamente questo incontro, siamo stati accompagnati con la benda sugli occhi davanti alla croce, simbolo dell'amore che Dio ha per noi. Nell'abbraccio ad essa ci è stata affidata la missione di amare gli altri come Lui ha fatto con noi e assistere chi ha bisogno attraverso la preghiera.
A volte non sappiamo da cosa derivino la nostra insoddisfazione ed il nostro vuoto interiore. Spesso vengono da un problema dentro noi stessi, la bassa autostima, che fa vivere uno stato di tensione che noi cerchiamo di scaricare trovando gratificazioni capaci di farci sentire che esistiamo e che in qualche modo ci siamo affermati, ma questo non basta! I bisogni aumentano e la gratificazione deve essere sempre maggiore… A questo punto si crea il vuoto dentro di noi, perché il problema di fondo permane e aumenta la nostra bassa autostima: per colmare queste mancanze bisogna lavorare sulla nostra identità e su valori che possono farci sentire completi. Noi cristiani dobbiamo colmare i nostri vuoti riempiendoli di Dio, infatti solo lui riuscirà a farci sentire 'pieni' senza bisogno di altro.
L'ultimo argomento trattato riguardava la relazione di coppia. Ne possiamo identificare tre tipi: Boomerang, lanciafiamme e freccia.
Il primo è basato sul piacere fisico e sul poter soddisfare i propri istinti, nel dare per ricevere; nel secondo caso le basi sono poste nel soddisfare l'altro, sul mostrarsi sempre perfetti per piacergli; il terzo tipo, quello più completo, è basato sul dono di sé all'altro: non conta ciò che ricevi, ma ciò che tu doni; è importante lasciare da parte sé stessi per donare ciò che è nostro senza volere niente indietro.
Dobbiamo vivere l'amore come un rapporto casto, senza superare i confini dell'altro, infatti solo così possiamo instaurare relazioni sane e rispettose delle differenze.
Il momento conclusivo è stata la celebrazione della Santa Messa, che per noi ha significato il nostro più intimo incontro con Dio, perchè in essa ci uniamo a lui e ai nostri fratelli che concelebrano con noi.
Questi giorni, oltre ad averci fatto incontrare nuovi ragazzi e quindi creare nuove amicizie, ci hanno fatto riflettere su argomenti che spesso vengono sottovalutati e sottintesi da molti: abbiamo capito che noi giovani abbiamo bisogno di una guida per vivere bene le nostre emozioni, i nostri sentimenti e le nostre comunicazioni. In un mondo in cui è importante solo alzare la voce e dire la propria senza ascoltare gli altri, a volte è utile fermarci a pensare che non è migliore colui che vince ma colui che mette in gioco la sua vita in maniera sana, creando amicizie e relazioni basate sulla comunicazione e provando emozioni, consapevoli di come viverle e controllarle.

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